Ciò di cui parlerò oggi deve essere considerato una testimonianza appassionata nella memoria rivoluzionaria. La testimonianza appassionata di un evento che per me è stato l’innesco dell’attacco armato ai presidi del potere. Un evento che ha contribuito in modo decisivo alla costruzione di punto di non ritorno per coloro che hanno imbracciato le armi e hanno riempito le loro valigie di sogni e speranze per un mondo di libertà; in una valigia del genere ho messo anche io il mio odio, insieme a qualche vestito e a qualche ricordo, per andarmene definitivamente da casa mia, il giorno prima che la polizia vi facesse irruzione per portarmi via ammanettato a testimoniare al tribunale degli sbirri-assassini. Ho tagliato i ponti con la mia vita passata e sono entrato nelle file della lotta anarchica illegale. Anche se avevo solo 16 anni, ero ben cosciente delle mie azioni e sapevo che, anche se la mia caratura morale era molto più alta di quei ridicoli omuncoli che si trovavano in quell’aula, non era ancora il momento per dire tutto ciò che c’era da dire, non era il momento giusto, e io non ero davvero coscientemente pronto ad assumermi questo peso storico. Per questo ho preferito stare zitto e dedicarmi alla guerra al potere, la stessa guerra che, sette anni dopo, mi trova ancora allo stesso posto di battaglia, come prigioniero. Un peso storico che ho rifuggito momentaneamente, ma che non ho mai eluso e che ora mi assumerò.
SOLIDARIETA’ ATTIVA AGLI ARRESTATI 1° MAGGIO NO EXPO
[…] Una volta entrati, gli agenti impiegheranno ben poco a capire chi fossero quelle persone che fuggivano di corsa. Infatti, sul fondo di una stanza viene rinvenuto un buco nel pavimento, un pozzo perfettamente illuminato che scende in profondità. Di fianco all’incavatura venne ritrovato un biglietto che recitava “La solidarietà tra anarchici non sussiste solo a parole”.
Pubblichiamo il numero di postepay dove si potranno fare i versamenti per sostenere le spese legali dei compagni che sono stati arrestati per la manifestazione del Primo Maggio di Milano.
La nostra vicinanza, sia nella lotta che nella prigionia, contro la repressione dello Stato che vuole incutere con la sua forza il terrore nella vita di chi ogni giorno lotta e di chi si ribella contro le regole di una democrazia che non riconosciamo nostra.
PER L’ANARCHIA!
IL BUCO
Numero postepay: 4023 6006 6633 9207 intestato a Marika Foi con C.F FOIMRK89E67D198L
[Trento] “Voci oltre le mura”: corrispondenze da Korydallos e incontro sulla lotta dentro e fuori le carceri a Nave Assillo
VOCI OLTRE LE MURA
Questa proposta d’incontro nasce dalla possibilità di avere un collegamento diretto con alcuni compagni greci attualmente tenuti in ostaggio nel carcere di korydallos. A partire dalle loro esperienze, proveremo a ripercorrere quelli che sono stati gli eventi che li hanno visti scontrarsi con il dominio, quali sono state le tensioni che li hanno animati,in che modo hanno operato le scelte di rottura totale con il circostante. Vorremmo approfondire in che modo, una volta incappati nelle maglie della repressione, continuano i propri percorsi di lotta, mantenendo legami e connessioni con i compagni e le compagne fuori e contribuendo a formulare strategie e metodologie, affinché il loro resti un contributo vivo e attivo alla crescita del conflitto messo in campo a livello internazionale.
Partendo dagli avvenimenti di questi ultimi anni in Grecia, vorremmo allargare l’analisi al contesto presente con il quale ci ritroviamo a dover fare i conti. Se infatti da una parte il dominio continua con la sua folle corsa verso un mondo sempre più meccanizzato, facendo leva su di una tecnologia sempre più pervasiva in tutti gli aspetti del nostro quotidiano, dall’altro tenta di chiudere il cerchio realizzando un tipo di società fondata in maniera sempre più totalizzante sul controllo delle nostre vite,provando ad annichilire i nostri desideri,normalizzando i nostri bisogni e specificità propri di ognuno/a. Ad un nemico che non perde tempo e serra le sue fila continuano ad opporsi tutti quegli individui che non sono disposti a chinare la testa, scegliendo di rimanere refrattari ad ogni addomesticamento, convinti che qui ed ora l’unica strada percorribile sia quella dell’attacco. Questa giornata nasce proprio dalla volontà di alimentare un scambio di analisi,valutazioni,proposte in merito alla lotta all’esistente, che non si esaurisca al solo momento dell’incontro ma che stimoli un percorso di confronto, in un ottica di continuità, tanto per noi quanto per chi si trova dentro.
SABATO 12/12/15
Bencivenga Occupato -via Bencivenga n.15, Roma
Ore 12.00: pranzo a supporto dell’iniziativa
Ore 15.00: “puntuali” inizio dell’incontro
DOMENICA 13/12/15
Nave Assillo Occupata - Via San Pio X n.15, Trento
Ore 13.00: pranzo a supporto dell’iniziativa
Ore 16.00: “puntuali” inizio dell’incontro
Via:http://www.informa-azione.info/trento_quotvoci_oltre_le_muraquot_corrispondenze_da_korydallos_e_incontro_sulla_lotta_dentro_e_fuori_le_carceri_a_nave_assillo
Greece: Incendiary attack by Alexandros Grigoropoulos Cell/FAI in Athens
In the fiery craters of our inner volcanoes, made with the lava of emotion and the fire of passion, we’ve fed our lust for life… And to Society that wanted to impose its laws and its morals on us, we will firmly respond with our “no,” while all others repeat their cowardly “yes.”
(Enzo Martucci)
In the early hours of Friday December 4th [in Lycabettus area in Athens], we approached the house of the high priest of corruption, and former Minister of PASOK party, Kostas Laliotis and placed incendiary devices at his home entrance and his car.
As has rightly been said, the responsibilities of those who have served in administration centres of the capitalist machine can neither be forgotten nor retire.
Kostas Laliotis has been one of the most corrupt politicians following themetapolitefsi [transitional period after the fall of the Greek military junta]; his name and trajectory are linked to greed, deception, scheming, interwoven interests and arrogance, all of which are basic and integral characteristics of puppets staffing the political personnel of capitalist domination.
Maggots like Kostas Laliotis and his likes should be beaten or shot; they should see their houses burn, and live their miserable and crappy life in fear.
The fires of anarchist insurgency that lit at the house of a powerful former state official of the establishment was a contribution to the call for a Black December, which is spreading inside and outside the prisons all over the world, creating a multifaceted insurrectionary anarchist front that, having informal coordination, the acceptance of multiformity and the lasting anarchist insurgency as tools, crystallises the prospect of a generalised anarchist offensive against the world of Power.
Our captive comrades Nikos Romanos and Panagiotis Argirou have put an idea on the table of anarchist dialectics. They have proposed an idea relating to a theme any of us could set at the edge of a month of coordinated actions – actions originating from the entire spectrum of anarchist practices, from public gestures to guerrilla actions.
It is a proposal that opted to set the seven years since the assassination of comrade Alexandros Grigoropoulos as a theme, so as to test an experimentation of an informal coordination of multiform anarchist action in practice.
Those who have the appropriate analytical tools understand that it is a proposal concerning any anarchist individuality or collectivity that’s not clinging to theoretical patterns or immersed in apathy and reformism.
This is also why the kneelers of petty politics and professional search of disagreements do not lose the opportunity to shoot the arrows of their slanderous criticism once again.
But, as much as the “official” anarchist circles of cafes and gossip want to engage in mudsling and slander, they cannot hide their discontent with the fact that the apathy which permanently pervades them is revealed in the clearest way.
Now, leaving aside those skilled in political speculation, let us talk about the essence of this proposal.
We believe anarchy must pose a real threat to the State, and to do this, anarchy needs to stay away from vanguards, leaderships, press offices, away from logics of political cleansing and expulsions.
Informal organising doesn’t need to arise from agreements in charters and proclaimed positions one has to embrace. In our anarchy, every individual and every group can contribute to a theme, a campaign, a strategy by synchronising and coordinating their action, irrespective of whether they share common political backgrounds.
To evolve spontaneity, which often prevails in the anarchist milieu, does not mean anarchy has to turn into a party; all that is needed for the feasibility of a formulation of strategies and actions chosen to be put in motion is a will to act and communicate with other comrades.
For we love the kind of anarchy that travels through the streets of fire, occupies space and time in the metropolises, and creates strongholds for the diffusion of anarchist theory and practice. The kind of anarchy that blows up the pillars of normality, robs our lost time, and throws the morals of this world into fire.
This kind of anarchy does not fit in the hypocritical respectabilities of this society, nor does it make concessions on its discourse or practices to be pleasing to the social majority.
Surely there’s so much to say, but what comes first is intensifying our attacks, thickening the chaotic paths of liberatory struggle.
We will be back soon
Guerrilla signals to the FAI cells who have actively supported Black December in Greece, Chile, Spain, and those currently preparing their attacks; to the comrades of the Anarchist Insurgent Movement (M.I.A.) from Brazil; to all arsonists and rioters who set fire to the symbols of domination.
Strength and solidarity to all anarchist comrades inside and outside the prisons who support Black December with texts, translations, posters, flyers, graffiti and banners that complete the mosaic of multiform anarchist action.
A hug full of affection to our brothers and sisters who are locked up in prisons in Spain, Chile, Switzerland, Italy, Mexico, Germany, the US, and elsewhere; to Mónica Caballero, Francisco Solar, Marco Camenisch, Alfredo Cospito and Nicola Gai, Juan Aliste, Freddy Fuentevilla and Marcelo Villarroel, Juan Flores, Guillermo Durán, Nataly Casanova, Enrique Guzmán, Thomas Meyer-Falk, Ignacio Muñoz, Tamara Sol, Michael Kimble, and all other captive comrades whom we have unwittingly forgotten to mention.
For a Black December
For the upsurge of anarchist insurgency
Freedom for those in prison cells
Alexandros Grigoropoulos Cell/Informal Anarchist Federation (FAI-IRF)
Source: Contra Info
translated by Black International
Greece: Incendiary attack by Sebastián Oversluij Cell/FAI in Athens
Within the context of the call for a Black December action campaign, we organised and carried out a deed of direct action.
We reached the outside of a cop’s house in the district of Zografou, who’s a serving special guard at the Golden Dawn offices, and we set fire to his personal vehicle.
Such actions can easily be diffused and reproduced by comrades, and also contribute to creating a climate of fear and insecurity among the cowardly servants of legal order.
We don’t wait until repression comes knocking on our door; we locate the houses of uniformed bastards within the metropolis, and pay them a visit so as to attack them by all means.
Strength and solidarity to all our comrades around the world who intensify the Black December campaign with their actions, making informal coordination of multiform anarchist action a reality.
We organise anarchist cells of direct action!
For the anarchist offensive against the world of Power!
For a Black December!
Solidarity with anarchist prisoners and all comrades wanted by authorities!
With our dead brothers and sisters present in every moment of attack against domination!
Sebastián Oversluij Cell/Informal Anarchist Federation (FAI-IRF)
Source: en.contrainfo.espiv.net
translated by Panagiotis Argirou, CCF member imprisoned in Greece
ATENE:La CELLULA “MILITANT ANARCHY” rivendica attacco incendiario a Ufficio Postale
Ci assumiamo la responsabilità per l’attacco incendiario [del 23 novembre] contro l’agenzia delle Poste greche (ELTA) nel quartiere di Pefki. Abbiamo scelto quell’ufficio postale in particolare per mandare un messaggio simbolico di solidarietà con i prigionieri anarchici che in questo momento affrontano un processo alla corte speciale della prigione di Koridallos per una serie di casi di violenza anarchica, tra cui l’espropriazione della suddetta agenzia che abbiamo incendiato in attesa della decisione della corte.
Quest’attacco è la nostra risposta all’appello per un “Dicembre Nero” che hanno lanciato dalla prigione i nostri fratelli prigionieri Nikos Romanos e Panagiotis Argirou.
La logica politica di questa proposta, che appoggiamo nella sua totalità, è una scommessa aperta per rilanciare l’insurrezione anarchica, come anche un tentativo di creare una piattaforma informale che sia il punto invisibile di incontro e coordinazione di compagn* di tutte le trincee della lotta anarchica multiforme.
Non c’è molto da dire, adesso è l’ora dell’azione, della lotta multiforme, continua e incessante.
Forza e complicità con chi incendia la pace sociale e sabota la normalità sociale in Brasile, Cile e Messico, diffondendo il Dicembre Nero in tutto il mondo.
Forza e complicità con tutt* quell* che prendono le strade cercando di devastare le rappresentazioni della dominazione, lanciare pietre agli sbirri e bruciare i simboli del Potere.
Forza e complicità con tutt* i/le prigionier* anarchic* in ogni angolo del mondo.
Solidarietà significa attacco!
Per un Dicembre Nero!
Per l’offensiva anarchica contro il mondo del Potere!
Anarchia Combattiva / Federazione Anarchica Informale (FAI-FRI)
[Prigioni greche] Per una nuova posizione di lotta dell’insurrezione anarchica – Per un Dicembre Nero
“Odio l’individuo che china il suo corpo sotto il peso di una potenza sconosciuta, di un X qualsiasi, di un Dio. Odio tutti coloro che cedendo ad altri per paura, per rassegnazione, una parte della loro potenza di uomini non solamente si schiacciano, ma schiacciano anche me, quelli che io amo, col peso del loro spaventoso concorso o con la loro inerzia idiota. Li odio, sì, io li odio, perché lo sento, io non mi abbasso sotto il gallone dell’ufficiale, sotto la fascia del sindaco, sotto l’oro del capitale, sotto tutte le morali e le religioni; da molto tempo so che tutto questo non è che una indecisione che si sbriciola come vetro…”
–Joseph Albert (Libertad)
Ci sono momenti nella storia in cui la casualità di alcuni eventi può provocare delle variabili dinamiche in grado di paralizzare quasi interamente lo spazio-tempo sociale.
Era la notte di sabato 06 dicembre 2008 quando in pochi istanti c’è stato il culmine del conflitto tra due mondi. Da un lato la violenza insurrezionale, giovanile, entusiasta, spontanea e impetuosa; dall’altro l’apparato ufficiale e instituzionale dello stato che, legittimamente, reclama il monopolio della violenza attraverso la repressione.
No, non si è trattato di un ragazzino innocente e un poliziotto paranoico che si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma di un giovane compagno ribelle che ha attaccato una pattuglia, in una zona in cui gli scontri con le forze di repressione erano frequenti, e di un poliziotto che pattugliava quella stessa zona e, obbedendo all’idea personale di onore e reputazione della polizia, ha deciso di affrontare da solo gli agitatori. È stato un conflitto fra due forze opposte: da una parte l’Insurrezione, dall’altra il Potere, con i protagonisti principali di questo conflitto che rappresentavano il proprio campo.
L’assassinio di Alexandros Grigoropoulos da parte del poliziotto Epameinondas Korkoneas, e l’ampia sommossa che ne è conseguita, hanno causato un elettrochoc sociale potente, perché l’immagine di “pace sociale” ne è uscita distrutta e l’esistenza di questi due mondi contrapposti è diventata visibile nel modo più evidente, scatenando situazioni da cui non era facile tornare indietro, almeno non senza la creazione e la manifestazione di eventi la cui dinamica nessuno poteva più fingere di non aver notato, di non aver visto, di non aver sentito, di non aver preso in conto.
La rivolta del 2008 ha scosso una società che, per la maggior parte, approfittava ancora della benedizione consumistica e della cultura dello stile di vita occidentale, e ignorava le conseguenze insopportabili dell’incombente crisi economica. Ha causato imbarazzo, torpore e paralisi percettiva, poiché la maggioranza del corpo sociale era incapace di capire da dove saltassero fuori le tante migliaia di rivoltosi che creavano disturbi di tale portata.
All’indomani della rivolta, numerosi intellettuali, analisti politici, professori, sociologi, psicologi, criminologi, e persino artisti, approfittando tutti del loro prestigio e della loro notorietà professionale, hanno partecipato al dibattito pubblico, non solo per interpretare Dicembre ’08, ma anche per privarlo di senso, diffamandolo e condannando allo stesso tempo la violenza, da dovunque venisse, rendendo ben chiaro quale fosse il loro reale ruolo sociale.
C’è molto da dire su Dicembre ’08 e la sua eredità insurrezionale, come è stato manifestato attraverso decine di gruppi di azione diretta che si sono moltiplicati in maniera esplosiva in tutto il paese, creando un fronte di minaccia interna. Un periodo in cui l’azione diretta anarchica ha minato la normalità sociale quasi quotidianamente. Ma quello che vogliamo innanzi tutto è ricordare…
Ricordare cos’è stato Dicembre ’08 e come l’anarchia, assumendo un ruolo da protagonista, ha contribuito all’apparizione di situazioni dinamiche che hanno acquistato risonanza nel movimento anarchico internazionale.
Ricordare il momento in cui l’anarchia ha superato la paura dell’arresto, della prigionia e della repressione violenta, acquisendo così un’enorme fiducia in se stessa, passando ad azioni e gesti che fino ad allora sembravano impossibili; una fiducia che si è manifestata con l’intera gamma di azioni anarchiche multiformi, dai semplici interventi pubblici a ogni tipo di occupazioni, e dalle pratiche conflittuali spontanee alle azioni offensive più organizzate.
Vogliamo ricordare il nostro giovane compagno colpevole della propria spontaneità che ha pagato con la vita. In altre circostanze avremmo potuto essere al suo posto, poiché lo stesso entusiasmo insurrezionale ci pervade da allora, e tra l’altro, TUTT* dovremmo ricordare le nostre origini invece di esorcizzarle.
Vogliamo ricordare la bellezza del paralizzare lo spazio-tempo sociale attraverso corto-circuiti sociali piccoli o grandi.
Vogliamo ricordare quanto può diventare pericolosa l’anarchia, quando vuole…
Vogliamo rivivere i giorni in cui “morte non avrà dominio, i morti nudi saranno uno on l’uomo nel vento e la luna occidentale, e irromperanno nel sole fin che il sole cadrà” (versi parafrasati da un poema di Dylan Thomas).
* * *
“È così che impariamo l’umiltà.
Quante volte la gente è rimasta seduta
a casa e aspettato da sola,
aspettato che i compagni
tornassero?
La battaglia è pianificata
Ogni minuto conta
Ogni persona sa quello che deve fare
Sono state prese tutte le precauzioni.
Stanotte quanti guerriglieri stanno combattendo?
Stanotte la radio annuncia
che la polizia sta cercando di ricacciare
dalle strade centinaia di manifestanti.
Le pietre volano,
puoi sentire i canti, i vetri che si spaccano,
le sirene dietro il chiacchiericcio nervoso del cronista.
Le undici.
Non è ancora finita.
Quanti sono passati prima di noi?
Le linee risalgono
lungo la storia.
Quante ne restano ancora da fare?”
–La tribù dell’Aquila orgogliosa del Weather Underground
Partendo da una semplice osservazione, il bisogno imperativo di tracciare una strategia il cui nucleo sia l’azione anarchica molteplice che si scontri frontalmente col Potere e i suoi esponenti, siamo sicuri che il contributo di un’altra proposta teorica sull’organizzazione anarchica non sarebbe proficuo, se dovesse restare all’interno della struttura ristretta dell’inflessibilità ideologica. Se non tentiamo di sciogliere le nostre contraddizioni quotidiane attraverso azioni che siano complementari della lotta di liberazione nel suo complesso, siamo destinati ad annegare nella marea di introversione che pervade i circoli anarchici.
Crediamo che per elaborare una strategia – sui cui assi si incroceranno gruppi di affinità, lotta multiforme e insurrezione anarchica permanente – dobbiamo mettere alla prova nella pratica le nostre forze, il nostro slancio, le nostre capacità e i nostri limiti. In questo modo saremo in grado di porre i fondamenti logici basati su reali esperienze di lotta e non su acrobazie teoriche. Viviamo l’inizio della fine del mondo come lo conosciamo.
Il tentativo da parte dello Stato di risolvere pacificamente i conflitti sociali è un lontano ricordo, come lo è la prosperità economica, e i modelli d’interventismo di stato nell’economia sono finiti in pattumiera – dato che ai giorni nostri la dominazione delle multinazionali e la possibilità del Capitale di oltrepassare i confini nazionali senza restrizioni sono state istituzionalizzate dai centri di potere dominanti. La narrazione storica degli stati-nazione che ha servito lo sviluppo capitalista per diversi decenni attraverso le economie nazionali sta collassando, la fascizzazione tecnologica crea infinite possibilità per la gestione delle emozioni umane, la complessità in continua crescita della struttura sociale destabilizza gli automatismi sociali e militarizza la vita sociale delle metropoli, le macchine per la digitalizzazione della vita tolgono vigore al complesso funzionamento critico del pensiero degli esseri umani e creano cimiteri di coscienze, le immagini dell’orrore umano vengono assimilate nella coscienza sociale e cessano di creare sentimenti al di là della sensazione di choc.
Ci troviamo nel processo di un aumento qualitativo della “guerra civilizzata”, in cui la felicità di uno convive col tormento di un altro; in questo nuovo ambiente fa la sua comparsa la specie di umani contemporanei, geneticamente atti ad accettare come ovvio un modo di vita malato, in un mondo degenere da cui ogni selvatichezza della natura è sparita a causa della rigenerazione urbana e le tendenze espansive delle condizioni artificiali della civilizzazione. Viviamo in mezzo a roditori industriali che vivono con una dieta controllata, in un ambiente controllato, e si trasformano in modelli sociali che dobbiamo seguire per sopravvivere.
In questo contesto l’anarchia acquista una possibilità strategica di incendiare tutte le forme di rappresentazione politica e di diventare un fronte di guerra aperta e non convenzionale contro la dominazione, che trasformerà la diversità e il pluralismo delle opinioni all’interno della comunità anarchica in un vantaggio e riunirà gli oppressi che decideranno di spezzare le catene della loro sottomissione ai centri di lotta creati. Spesso le osservazioni più importanti vengono dette nella maniera più semplice. Vogliamo vedere il mondo del Potere distrutto dalle mani armate di uomini e donne ribelli. Quindi superiamo gli schemi teorici, e riportiamo il peso del discorso al punto iniziale, al punto in cui il sasso lascia la nostra mano per finire sulla testa di un poliziotto, il punto in cui decidiamo di spezzare le catene della prigionia, il punto in cui le volontà sovversive si manifestano in maniera combattiva nelle strade, il punto in cui le lancette di un ordigno esplosivo si allineano per far esplodere la nebbia assassina dell’ordine legale.
Invertendoil flusso del dialogo predeterminato, non parliamo in anticipo del modo in cui agiremo, ma proponiamo la coordinazione dell’azione anarchica e una rete informale di progetti anarchici tramite la forza vitale dell’azione multiforme; in questo modo saremo in grado ‘individuare i nostri errori e le nostre debolezze misurando allo stesso tempo le nostre capacità di arrivare a una valutazione critica che sarà la base della nostra strategia che favorirà l’azione anarchica frontale contro ogni autorità.
La nostra proposta di scommettere sulla formazione di un fronte anarchico insurrezionale molteplice è semplice; una campagna d’azione col nome di ‘Dicembre Nero’ che sarà il detonatore per la ripresa dell’insurrezione anarchica, dentro e fuori le prigioni.
Un mese di azioni coordinate per conoscerci fra noi, uscire in strada e distruggere le vetrine dei grandi magazzini, occupare scuole, università e municipi, distribuire testi che diffonderanno il messaggio di ribellione, piazzare ordigni esplosivi contro fascisti e padroni, esporre striscioni su ponti e strade, sommergere le città di manifesti e volantini, far saltare le case dei politici, lanciare molotov contro la polizia, taggare i muri con slogan, sabotare il flusso tranquillo di merci in pieno periodo natalizio, saccheggiare l’ostentazione di abbondanza, organizzare attività pubbliche e scambiare esperienze e motivazioni su diversi temi della lotta.
Incontrarci nelle strade della città, e dipingere con le ceneri sugli orridi edifici di banche, commissariati, multinazionali, basi militari, studi televisivi, tribunali, chiese, associazioni benefiche.
Sconvolgere in mille modi la mortale normalità sociale delle droghe psicotrope, l’asfissia economica, la miseria, l’impoverimento e la depressione, regolando la nostra esistenza sui ritmi dell’insurrezione anarchica, in cui la vita assume un significato nella battaglia incessante contro la dominazione e i suoi rappresentanti. Incendiare la fragile coesione sociale e uscire in strada per strangolare per prima cosa il mostro dell’economia, prima che ci stermini attraverso i suoi meccanismi burocratici e i suoi killer in giacca e cravatta che riempiono i centri di comando della guerra economica.
Dicembre Nero non cerca semplicemente di trasformarsi in qualche giorno di rivolta; quello che vogliamo creare invece – attraverso l’azione anarchica multiforme e multilivello – è una piattaforma di coordinazione informale sulla cui base confluiscano gli impulsi sovversivi; un primo tentativo di coordinazione informale dell’anarchia, al di là del quadro predeterminato, che aspira a creare quest’esperienza di lotta per mettere in moto proposte sovversive e strategie di conflitto.
Questa nostra proposta è legata allo stesso tempo con eredità di lotta corrispondenti al di là dei nostri confini geografici; qualche mese fa, in Messico, un gruppo di compagn* ha attaccato l’istituto nazionale elettorale con un ordigno esplosivo, e chiamato a una campagna anti-elettorale multiforme e dinamica per un Giugno Nero, appello che è stato raccolto da una parte significativa del movimento anarchico. Seggi elettorali e ministeri sono stati travolti dalle fiamme, scontri con la polizia sono nati nelle strade delle città, sono state tenute riunioni pubbliche, e testi di propaganda anarchica contro le elezioni sono stati distribuiti. Un mosaico di attività molteplici, con riferimenti politici e punti di partenza diversi, con cui l’anarchia ha risposto al circo elettorale della democrazia, avendo come strumenti i principi di orizzontalità, coordinazione informale e insurrezione perenne; tali esperienze di lotta, in cui l’immaginazione collettiva e la determinaione creano fuochi di guerra liberatori nel nuovo ordine dele cose, dimostrano chiaramente che esiste una prospettiva per l’abolizione effettiva della nota pseudo-polarità tra legale e illegale, e allo stesso tempo rende la progettualità anarchica opportuna attraverso i fuochi dell’insurrezione.
La scommessa della sovversione rimane aperta; il destino di questa proposta si trova nelle mani dei/lle compagn* di tutto lo spettro di lotta che sceglieranno se vale la pena metterla in movimento.
“La prima notte in cella, pensieri della sua vita libera viaggiavano a velocità vertiginosa nei neuroni del suo cervello. Sapeva che la prigionia è la conseguenza logica dello scontro con un nemico che possiede una potenza di fuoco superiore a tutti i livelli.
Per chi ha sabotato i binari del treno del terrore appartenente a una realtà sociale che elimina in ogni modo possibile coloro che lo mettono in questione, le sbarre della prigione saranno una realtà; ma naturalmente questo non significa che questa realtà verrà accettata senza lottare.
Con questi pensieri in testa, chiuse gli occhi e sognò non che gli sarebbe piaciuto vivere fuori dalle mura ma l’incubo di molti anni di inerzia, attesa e corruzione dei propri istinti.
Il mattino seguente, affrontando per la prima volta la monotonia di una routine carcerale quotidiana e ripetitiva, era già stanco di essere paziente; l’aveva visto viaggiare senza scopo attraverso il labirinto della tolleranza nei primi segni di una vigliaccheria nascosta. Rinchiuse l’odio nella valigia delle emozioni intatte accanto all’amore per la libertà, e passò la chiave a un compagno, chiedendogli di lasciarla acanto alle tombe dei/lle compagn* assassinat* che sono caduti in battaglia contro il nemico.
Gli anni sono passati e l’unica cosa che la prigione è riuscita a fare è stato riempirlo di rabbia, renderlo impaziente per il dopo, fargli cercare un modo di applicare praticamente la guerra anarchica; a quel momento aveva realizzato che l’unica alleanza fattibile è col mondo delle possibilità.
Poche possibilità per convincere la maggioranza delle persone in questa società che la sua scelta non si trova tra la follia e un’impasse, ma abbastanza perché valga la pena scommetterci per la grandiosa idea di distruzione. La grandiosa idea di una collisione frontale con il mondo delle ombre e i suoi sottomessi. La porta della prigione si apre, e ora sa cosa fare; tenere viva la memoria, non lasciare spazio all’oblio, non dimenticare mai i compagni lasciati indietro, riprendere il filo dell’insurrezione dove si era spezzato, versare il veleno dell’insubordinazione nelle reti riproduttive della società capitalista.
Per un’insurrezione anarchica permanente!
Nessuna tregua col Potere e i suoi burattini!”
Per un Dicembre Nero!
Per l’offensiva anarchica contro il mondo del Potere!
PS. L’11 dicembre di due anni fa il nostro fratello Sebastián ‘Angry’ Oversluij ha perso la vita durante l’espropriazione armata di una banca in Cile, ucciso dal tiro di un servo in uniforme del sistema. Crediamo che questo Dicembre Nero sia l’occasione per onorare la memoria del nostro fratello anarchico, unendo la memoria anarchica e abolendo di fatto confini e distanze.
Nikos Romanos
Panagiotis Argirou, membro della Cospirazione delle Cellule di Fuoco – FAI/IRF