FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CIRCO, REPRESSIONE E NEOFASCISMO

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Il 17 ottobre 2015 si è svolto il corteo nazionale contro il festival internazionale del circo di Latina, organizzato dall’unione delle collettività e delle individualità antifasciste e anarchiche della città.

Con una chiamata a una manifestazione che unisse tutte le lotte, dall’antispecismo, all’antifascismo all’antisessismo ecc., il corteo ha visto la larga partecipazione e solidarietà da tutta la penisola di compagni e compagne, riuscendo per la prima volta a portare nelle strade di questa città un corteo antispecista e antifascista di centinaia di persone.

Ovviamente non poteva mancare la repressione contro questo percorso, iniziato ormai 3 anni fa con i primi presidi e volantinaggi nei quartieri e di fronte il festival, cui hanno aderito molti abitanti della città, e un primo corteo, ma molto meno partecipato, fatto nel 2014.

Centinaia di persone in piazza contro specismo, fascismo, razzismo e omofobia a Latina? In un territorio notoriamente conosciuto per la folta presenza di neofascisti e qualunquisti? Apriti cielo. I media locali insorgono contro l’organizzazione del corteo, gli organizzatori del festival e i soggetti vicini all’organizzazione inveiscono sui social network, insultano le persone che hanno preso parte a questo percorso di lotta. Si incazzano contro “i 4 gatti animalisti”, (che per esser pochi come dicono, pare abbiano fatto parecchio scalpore).

Ma cerchiamo di fare il punto su quello che la macchina repressiva ha messo in moto in quella giornata di lotta e nei giorni successivi contro il movimento dei/lle compagn* di Latina.

Sin dalla mattina del corteo, troviamo in piazza a circolare gruppetti di fascisti, che però non causano alcun problema, perché il corteo sarebbe iniziato il pomeriggio, ma a quel punto la piazza si riempie, e i fascisti si volatilizzano.

Alcun* compagn* in attesa di altr* si concedono un caffè a un bar, dove vengono raggiunti da un gruppo di fascist* che si limitano a qualche occhiataccia e a fotografare i compagn*. Una volta allontanati i/le suddett*, torna la quiete.

La piazza si riempie e il corteo parte, si alzano cori contro lo sfruttamento animale, il fascismo, l’omotransfobia ecc.

Nel mentre un gruppo di fascisti si raduna davanti una delle loro sedi, ma si limitano a guardare e qualche insulto (sono in netta minoranza e sappiamo come sono leoni i fascisti quando non sono 30 contro 1). Tutto sommato il corteo prosegue tranquillo, mentre individui strani, i/le solit* che non hanno neanche il fascino della divisa, si infiltrano dentro il corteo a scattare foto segnaletiche a tutt*.

Il corteo giunge davanti al festival del circo, dove si scioglie per continuare la giornata con concerto benefit per le spese del corteo. Nel mentre il furgone del corteo viene fermato dalla digos, chi era al suo interno sequestrato senza alcun motivo e portato in questura.

Vengono sequestrati alcuni libri della distribuzione del collettivo, anzi no, spontaneamente consegnati come scrivono i gendarmi sul verbale. Mentre alcun* compagn* sono sotto sequestro in questura, davanti il nuovo mc donald di Latina parte un volantinaggio contro la multinazionale, viene srotolato uno striscione e qualche coro, e lì di nuovo, apriti cielo.

La polizia irrompe e comincia un pestaggio selvaggio e cerca di portare via quanta più gente possibile, pestando compagn* e alla fine 3 compagn* vengono portati in questura. Seguiranno 4 denunce e il sequestro dello striscione. Sul luogo del volantinaggio vengono rinvenute armi di distruzione di massa, ovvero 1 bomboletta di vernice mezza usata, un fumogeno e dei pericolosissimi, oltre che mortali, cartelloni contro il mc donald. “Manifestazione non autorizzata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale (eppure le botte le han prese i
compagn* ma vabbè) e travisamento” sono i capi d’accusa per un semplice volantinaggio. Nel mentre la polizia ferma un gruppetto di compagn* che stava andando verso l’area del concerto, e comincia a insultarli, dando a una compagna della “puttana comunista” e altri insulti sessisti.

Contemporaneamente sotto casa di una compagn* si radunano dei fascisti a fare ronda, e si fa necessario l’intervento di altr* compagn* per difendere la compagn*.

Insomma ancora una volta sfruttatori/trici di animali, fascist* e polizia si uniscono per fermare un movimento di protesta che ormai trova consenso in tutto il territorio. La repressione non ci spaventa e continueremo a lottare per la liberazione della palude da fascismo, razzismo, sessismo, specismo e omofobia.
Il festival internazionale del circo di Latina sfrutta animali, va a braccetto coi fascist*, omofob* e sessist*, boicottalo e diffondi il boicottaggio.

LIBERTA’ PER I/LE 4 COMPAGN* DENUNCIAT*, LIBERTA’ PER GLI ANIMALI, LIBERTA’ PER TUTTI E TUTTE!

 

Indirizzi provvisori arresti del 6 settembre

Troviamo su Croce Nera Anarchica l’indirizzo delle compagne e dei compagni arrestati nell’operazione “Scripta Manent” della Procura di Torino. Sono sicuramente provvisori, in attesa che i prigionieri vengano trasferiti nelle sezioni speciali per anarchici previste dal DAP. I cui tempi però, è bene ricordarlo, sono imperscrutabili: legati al periodo di isolamento formale (eventuali divieti di incontro) o meno (pretestuosi tempi tecnici), per cui le compagne e i compagni possono rimanere in queste carceri in isolamento anche per un bel po’. Pertanto è importante esprimere loro immediatamente la nostra vicinanza.

I compagni arrestati in questa operazione:

BISESTI MARCO: C.R. REBIBBIA via Bartolo Longo n. 72 – 00156 ROMA

MERCOGLIANO ALESSANDRO: C.R. REBIBBIA via Bartolo Longo n. 72 00156 ROMA

BENIAMINO ANNA: C.C. CIVITAVECCHIA via Aurelia nord km 79,500 n. snc 00053

CREMONESE DANILO EMILIANO: C.C. via San Donato n.2- 65129 PESCARA

SPEZIALE VALENTINA: C.C. via Ettore Ianni n.30 – 66100 CHIETI

ALFREDO E NICOLA SI TROVANO SEMPRE A FERRARA IN AS2

Daniele, compagno redattore di CROCE NERA ANARCHICA, è stato arrestato secondo altro procedimento, con l’accusa di detenzione di materiale atto alla fabbricazione di ordigni esplosivi. In seguito al ritrovamento nel suo appartamento di alcune batterie e un manuale da elettricista.

CORTELLI DANIELE C.C. regina coeli  Via della lungara n29 – 00165 roma

Per inviare contributi solidali
N° Carta PostePay: 4023 6009 1934 2891
Intestato a: Omar Nioi

“SCRIPTA MANENT”, ma la nostra memoria è nera.

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Alle prime luci di questa mattina l’infame Procura di Torino ha dato in via all’indagine

“Scripta manent”, che ha portato all’arresto di 7 anarchici e 15 indagati, in tutto 32 perquisizioni che hanno toccato tutta l’Italia.

I nomi dei 7 arrestati vengono resi noti da poco dai giornali di regime, con tanto di foto e vecchi video.

Attendiamo di sapere la destinazione dei compagni per poter dimostrare in maniera attiva la nostra vicinanza.

L’unica certezza che abbiamo è che sia Alfredo Cospito, che Nicola Gai sono stati colpiti anche da questa nuova indagine. A loro va la nostra affinità.

 

Per la distruzione dell’esistente 

LO SCIOPERO ARMATO di Errico Malatesta

Non ho mai amato particolarmente Malatesta, ma certo lo spirito di questo scritto è ben lontano dal catechismo di certi malatestiani.

L’Amanuense

[Londra, 1902]

La propaganda per lo sciopero generale ha fatto e sta facendo un bene immenso. Essa, indicando ai lavoratori un mezzo efficace per emanciparsi da loro stessi, distrugge la fede cieca e nefasta nei mezzi parlamentari e legislativi; scaccia dal movimento operaio gli ambiziosi che se ne fanno sgabello per salire al potere; dà mezzo ai rivoluzionari di impegnare nella lotta la grande massa operai, e mette questa lotta in tali termini che ne deve risultare naturalmente, in modo quasi automatico, una radicale trasformazione dei rapporti sociali. Però i grandi vantaggi di questa propaganda ed il successo che essa ha avuto han dato origine ad un pericolo grave per la causa stessa al cui trionfo essa è indirizzata

Si è andata formando l’illusione che la rivoluzione si possa fare quasi pacificamente, incrociando le braccia e riducendo i padroni a discrezione semplicemente col rifiutarsi di lavorare per loro. Ed ad forza di insistere sulla grande importanza della lotta economica, si è quasi dimenticato che a fianco ed in difesa del padrone che affama vi è il governo che affama ed uccide. A Barcellona, a Trieste, nel Belgio si è già pagato col sangue di popolo il fio di questa illusione. Si è fatto lo sciopero quasi assolutamente senz’armi e senza il proposito determinato di adoperare le pochissime che si avevano; – ed i governi con quattro fucilate han messo ordine a tutto.

Lo sciopero generale, quando si concepisce come uno sciopero legale e pacifico, è una concezione assurda. […] Che cosa si mangerebbe? Con quali mezzi si comprerebbe il necessario per vivere? I lavoratori sarebbero morti di fame assai prima che i borghesi dovessero rinunziare ad un poco del loro superfluo. Dunque se si vuol fare lo sciopero generale, bisogna essere disposti ad impossessarsi dei mezzi di vita in onta ai pretesi diritti di proprietà privata. Ma allora vengono i soldati, e bisogna scappare o battersi. Se dunque si sa che fatalmente lo sciopero dovrà portare al conflitto con la forza armata perché non dirlo e non prepararvici? Dovrà durare eternamente questo giuoco inetto di periodici conflitti in cui per centinaia di proletari uccisi, si ha a mala pena qualche soldato o poliziotto contuso di pietra? Facciamo sciopero ma facciamolo in condizioni da poterci difendere. Poiché dovunque si manifesta un conflitto tra padroni e lavoranti si presenta la polizia e la truppa, mettiamoci in grado di tenerle in rispetto.

I rivoluzionari si debbono armare per essere in grado a fare la rivoluzione quando l’occasione si presenta. Gli operai non rivoluzionari si debbono armare, almeno per non farsi bastonare come montoni. I proletari non potranno mai col risparmio raccogliere un capitale col quale lottare contro il capitale dei padroni; ma possono bene, con un po’ di buona volontà, procurarsi una rivoltella. Ed una massa di scioperanti munita di rivoltella o altre armi qualsiasi, impone ben maggiore rispetto di una che possegga una cassa di resistenza, sia anche pingue. Viva dunque lo sciopero generale, ma sia SCIOPERO ARMATO.

[Secondo articolo della serie L’Amanuense, raccolta di scritti copiati a mano e non reperibili sul web. Precedente articolo: “Contro lo Stato“. Comunicato anarchico sull’uccisione di Aldo Moro]

Trieste, 30.7.2016, Cimex lectularius e galera

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«Il mondo intero non è che una vasta prigione nella quale ogni giorno qualcuno viene estratto a sorte per essere giustiziato».

Walter Raleigh

Si apprende dai media – per usare un noioso quanto ricorrente incipit, ma altro in questo caso non mi veniva -, che a loro volta lo apprendono dall’avvocata di un detenuto del carcere di Trieste, che in quella gabbia ci sono cimici da letto (Cimex lectularius, 5-8 mm).
Pare ci sia l’intenzione di effettuare un’infestazione di tutti i materassi della prigione, che necessiterebbe di un intervento sanitario per debellare le cimici dal letto. Molti detenuti sono costretti a dormire sul pavimento, proprio per sottrarsi al fastidio recato da questi insetti, la cui puntura provoca delle macchie rosse e un fastidioso prurito, che impedisce di dormire. Un problema simile attanaglia anche la galera di Gorizia, i cui cessi vengono occlusi con utensili di fortuna, onde evitare la risalita dalla fogna di insetti e animali.
La società civile (ma neanche tutta) ora strilla e schiamazza invocando un carcere dignitoso.
La Cimex lectularius ha un corpo dalla forma ovale, una testa piccola, occhi sporgenti e si nutre del sangue.
Il Dominio invece ha un corpo tentacolare, non ha un centro, ha occhi e orecchie di metallo nelle strade delle città o nelle nostre tasche, che possiamo estrarre a piacimento per nobilitare il nostro intelletto con Pokémon Go e altre amenità, e si nutre dei coglioni che gli obbediscono.
Penso che quanto di meno dignitoso si possa immaginare sia il fatto che esista una società civile che invochi un carcere dignitoso, che esistano le gabbie, che il discorso sul carcere e contro il carcere si livelli sempre più in basso puntando sempre più verso assistenzialistiche mete o, al massimo, verso un “classismo” di ritorno, in cui alla fu classe operaia si spera di poter sostituire la classe detenuta.

Trieste, 23.7.16, iniziativa in solidarietà ad anarchico di Udine ai domiciliari a Trieste

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NOTE SULLA REPRESSIONE IN CITTÀ

Questa breve cronaca locale delle ultime vicende repressive non vuole essere né un’apologia né un piagnisteo vittimistico, ma un invito all’analisi e alla solidarietà attiva.

Dopo i fatti di Firenze del mese di aprile 2016 (tafferugli dopo provocazioni poliziesche a un concerto in uno spazio occupato), una compagna viene costretta, dopo i primi giorni di carcere, ai domiciliari in attesa di giudizio a Trieste, per poi essere rilasciata il 23 giugno, con obbligo di dimora nel comune.
Denunce (furto e danneggiamento aggravato) per due compagni di Trieste accusati di aver sabotato e rimosso otto telecamere in centro città.
Lunedì 13 giugno, il tribunale di Trieste stabilisce che un compagno friulano dovrà scontare ai domiciliari (iniziati sabato 18 giugno in questa città) una condanna di 8 mesi per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale per i fatti di novembre 2013 (un gruppo di sbirri e gendarmi riconosce il compagno in centro storico a Udine e dopo un dito medio alzato al loro indirizzo, si mette a malmenarlo, pistole alla mano, e a distribuire denunce fra i presenti, arrestando il compagno, denunciandone altri due per resistenza, poi assolti a giugno 2016, e denunciando per resistenza (assolto) e porto d’armi (condannato) ed espellendo dall’Italia un loro amico statunitense che stava filmando la scena).
Lunedì 20 giugno, viene perquisita l’abitazione di un’altra compagna di Trieste (indagine per imbrattamento), accusata di scritte anarchiche su muri della città, con conseguente sequestro di scritti personali. Seguirà interrogatorio della Digos giovedì 7 luglio.

Quante volte nella vita ognuno avrà provato la frustrante sensazione che genera l’immobilismo e la rassegnazione di fronte a tutto ciò che ci opprime? Quante volte abbiamo chinato la testa, credendo che non fosse possibile alcun orizzonte all’infuori del recinto della frustrazione e dell’obbedienza alle regole di questa galera a cielo aperto? Eppure alcuni hanno deciso di alzare la testa, di iniziare a leggere e interpretare questo mondo con occhi propri, comprendendo che non può esservi che umiliante servitù senza rivolta individuale, senza attaccare, scagliare una pietra contro tutto ciò che ci opprime.

Cogliamo l’occasione della costrizione ai domiciliari del compagno di Udine per riflettere sulla repressione.

SABATO 23 LUGLIO
ORE 17:00
PIAZZA ORTIS, TRIESTE

Cogliamo l’occasione anche per esprimere vicinanza al compagno di Venezia colpito da richiesta di sorveglianza speciale.

Solo continuare la lotta può dare un senso alla solidarietà verso i nostri compagni reclusi.

Alcuni anarchici di Udine e Trieste
alcuni-anarchici-ud-trst@inventati.org

Un contributo per l’occasione precedentemente pubblicato su questo blog:

http://info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2760:2016-07-21-18-30-35&catid=149:manifestazionigatto

Udine/Trieste, 16.7.16, Le mille facce della repressione

– Abbozzo di contributo su repressione, analisi e solidarietà per un ipotetico dibattito fra compagni –

Udine, domenica 16 luglio 2016

Questa breve cronaca locale delle ultime vicende repressive non vuole essere né un’apologia né un piagnisteo vittimistico, ma un invito all’analisi e alla solidarietà attiva.

Dopo i fatti di Firenze del mese di aprile 2016 (tafferugli dopo provocazioni poliziesche a un concerto in uno spazio occupato), una compagna viene costretta, dopo i primi giorni di carcere, ai domiciliari in attesa di giudizio a Trieste, per poi essere rilasciata il 23 giugno, con obbligo di dimora nel comune.
Denunce (furto e danneggiamento aggravato) per due compagni di Trieste accusati di aver sabotato e rimosso otto telecamere in centro città.
Lunedì 13 giugno, il tribunale di Trieste stabilisce che un compagno friulano dovrà scontare ai domiciliari (iniziati sabato 18 giugno in questa città) una condanna di 8 mesi per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale per i fatti di novembre 2013 (un gruppo di sbirri e gendarmi riconosce il compagno in centro storico a Udine e, dopo un dito medio alzato al loro indirizzo, si mette a malmenarlo, pistole alla mano, e a distribuire denunce fra i presenti, arrestando il compagno, denunciandone altri due per resistenza, poi assolti a giugno 2016, e denunciando per resistenza (assolto) e porto d’armi (condannato) ed espellendo dall’Italia un loro amico statunitense che stava filmando la scena).
Lunedì 20 giugno, viene perquisita l’abitazione di un’altra compagna di Trieste (indagine per imbrattamento), accusata di scritte anarchiche su muri della città, con conseguente sequestro di scritti personali. Seguirà interrogatorio della Digos giovedì 7 luglio.

La repressione non si presenta solo in divisa o toga che sia, la repressione ha inizio dal primo momento in cui si mette piede in questa realtà, si realizza attraverso semplici imposizioni, che venendo accettando diventano sempre più soffocanti costrizioni, si realizza attraverso la nostra impossibilità di reazione davanti a queste ultime, si realizza ogni qual volta si venga allontanati da persone e situazioni proprio a causa della propria scelta di non piegarsi dinanzi a ciò che ci viene imposto. Non vi è solo l’evidente repressione delle istituzioni predette al contenimento della devianza dai loro diktat e dal loro mondo interiore ed esteriore: non è repressione solo un foglio di via, un obbligo di dimora, una condanna, un arresto, ecc.. È repressione, assai più subdola e meno palese, anche quella che non viene direttamente calata dall’alto ma si manifesta da parte dei nostri pari stessi, altri esclusi, che sono contenti di vivere un’esistenza di domesticazione, dentro gabbie fisiche e mentali, altri che ti ricordano in ogni momento che te la sei cercata, che devi rientrare nella società se non vuoi problemi, che in fondo questo mondo funziona così e va tutto bene, quando non ti allontanano, giudicano o prendono le distanze da te apertamente in caso di repressione statale.
Inoltre auspichiamo una riflessione, una lettura dei fatti, quanto meno di quelli che ci riguardano da vicino. Tanto presi dalla quotidianità della militanza può capitare che lo spazio per una discussione, un’idea, la proposta per un dibattito che non finisca abortito in un attimo, manchi o scarseggi. Al di là del dirsi solidali, ben più interessante sarebbe per esempio osservare il reprimere di fatti a volte irrilevanti, e questo non per svilire nel linguaggio, nel suo senso, un’azione o per un tentativo auto-apologetico o di dissociazione da se stessi dinanzi allo sguardo dei tribunali. L’abbassarsi del livello della conflittualità determina un acuirsi della repressione anche per inezie, oltre che per reali azioni di lotta. Certamente queste idee sparse nere su bianco in questo foglio vogliono essere un tentativo di stimolo, un tornare a parlare di cose che potrebbero sembrare ovvie e quindi, a nostro avviso, erroneamente considerate da sorvolarsi. Abbiamo colto l’occasione della costrizione ai domiciliari del nostro compagno di Udine per parlare di queste tematiche, dei recenti avvenimenti, ma questo non deve essere che un punto di inizio, o meglio forse una continuazione, non un arrivo, una solidarietà a parole, simbolica, convenzionale, un tornare a parlare, conoscersi, riflettere e quindi rispondere attivamente. Ogni altra dimensione sarebbe vana, fittizia, fine a se stessa: sarebbe una parola rituale per voltare pagina e ripartire come se nulla fosse punto e a capo con la prossima data sul calendario.

Cogliamo l’occasione anche per esprimere vicinanza al compagno di Venezia colpito da richiesta di sorveglianza speciale.

Solo continuare la lotta può dare un senso alla solidarietà verso i nostri compagni reclusi.

Due anarchici
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