Ricevo e pubblico in affinità. 

I giochi di potere del pm Sparagna e dei suoi servi non ci spaventano.

Complicità con i fratelli arrestati. 

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Il compagno Alfredo Cospito, prigioniero in AS2 a Ferrara per la
gambizzazione di Adinolfi e di recente destinatario di un nuovo
mandato di arresto per l’operazione denominata “Scripta Manent” –
operazione che ha comportato, su richiesta della procura di Torino,
ad un nuovo periodo di censura della posta da parte dei secondini –
ci scrive che i suoi articoli vengono sistematicamente sequestrati.
In particolare Alfredo ha inviato un lungo contributo per una nuova
iniziativa editoriale, una nuova rivista anarchica di agitazione ed
approfondimento teorico che dovrebbe uscire agli inizi del prossimo
anno. Solo dopo 10 giorni dall’invio del suo articolo, senza
ricevere risposta da parte dei destinatari che anzi lo sollecitavano
ignari ad inviare il gradito contributo, Alfredo ha potuto
apprendere che la lettera era stata sequestrata. In altre parole il
responsabile di sezione il cui triste e infame lavoro consiste nel
fotocopiare ogni lettera, in uscita o in entrata, per i prigionieri
sottoposti a censura, inviandone copia al pm Sparagna, ha deciso che
in questo caso lo spionaggio non bastava; che l’articolo del
compagno non doveva uscire affatto.
Decisione che quanto meno ha il merito di fare chiarezza sulle
ipocrisie repressive del regime democratico. Al potere non interessa
soltanto la repressione di quelle azioni che rispondono con la
giusta violenza alla violenza infinitamente maggiore che lo Stato e
il Capitale ogni giorno compiono per tenere in piedi il loro
dominio. Il potere, dai togati dell’antimafia di Torino fino al
misero secondino ferrarese, non tollera nemmeno che i compagni
prigionieri possano continuare a scrivere, ad agitare, a provocare,
collaborando, magari anche scontrandosi, con la riflessione di altri
individui che non ci stanno a continuare a subire.
Non riuscirete ad isolare i compagni e le compagne prigioniere.

Avremmo preferito annunciare pubblicamente l’uscita della nostra
rivista solo quando questa fosse stata effettivamente pronta.
Andremo avanti nella nostra pubblicazione, con maggiore orgoglio nel
sapere che questa sta già innervosendo i burocrati della
repressione. Certi che la nostra complicità con Alfredo e le altre
compagne prigioniere non si può certo esprimere in tutta la sua
gioiosa sincerità solo sulle pagine di un giornale.