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tratto da: https://alcunianarchiciudinesi.noblogs.org/post/2016/03/07/progresso-e-tecnologia/

Il progresso ha portato l’umanità a vette mai raggiunte di conoscenza e capacità, per contro gettando le persone in abissi di miseria prima ignoti. Infatti, se come umanità siamo andati sulla Luna e siamo in grado di creare la vita in provetta, come persone non solo non siamo in alcun modo padroni della nostra esistenza, ma non siamo neanche in grado di comprendere appieno i meccanismi che regolano il funzionamento della società nella quale viviamo, incapaci di influenzarne l’andamento e quindi costretti a subirne passivamente ritmi e regole. Chi, infatti, potrebbe affermare di conoscere e comprendere tutti i retroscena dell’economia e della politica nazionale e mondiale ed il modo in cui essi si riflettono sulle nostre vite? Ed anche ammettendo di conoscere e comprendere appieno questi meccanismi, quale influenza possiamo avere in quanto individui su di essi?
Attraverso il progresso la società tecnologica procede verso la propria naturale evoluzione, ovvero verso un mondo sempre più efficiente.
È facile cadere nell’errore di identificare la tecnologia con i congegni sempre più evoluti che fanno via via la loro comparsa, come ad esempio il telefonino di ultima generazione o un computer particolarmente potente, ma questi sono soltanto manifestazioni della tecnologia. La tecnologia è un insieme di interazioni tra le diverse branche della scienza e tra le diverse istituzioni: la tecnologia è un vero e proprio ordinamento sociale.
Per progredire rapidamente la tecnologia ha bisogno di efficienza, ad esempio nello scambio di informazioni o nella raccolta di dati, ma al contempo man mano che progredisce essa scopre metodi e strumenti sempre nuovi per ottimizzare le energie. Dunque il progresso tecnologico si nutre e genera efficienza.
Qual è il ruolo dell’essere umano in una società ispirata all’efficienza? Una macchina per funzionare al meglio non ha bisogno di teste pensanti ma di ingranaggi docili. Il cittadino ideale di una simile società è una persona prevedibile, abitudinaria, senza distrazioni, pienamente calata nella propria routine, capace di soffocare le proprie aspirazioni in nome del bene comune. Sappiamo però che l’essere umano non può facilmente essere costretto entro questi ristretti limiti. Esistono delle forze, proprie di un essere umano, che lo spingono ad agire in maniera non prevedibile e non razionale. Queste forze sono i sentimenti, le emozioni, i desideri e le convinzioni, siano esse etiche, religiose o politiche: la rabbia, la paura, l’odio, l’amore, la tristezza, la gioia, ognuno per un motivo diverso possono influenzare negativamente la nostra concentrazione e la nostra dedizione nei confronti del ruolo assegnatoci nella società.
Dunque per far sì che l’essere umano diventi finalmente il perfetto ingranaggio di una macchina ben oliata i sentimenti, le emozioni e le convinzioni dovranno pian piano sbiadire fino a scomparire. I mezzi per raggiungere questo obiettivo non mancano e molti trovano già largo impiego, come la pubblicità, l’educazione, la propaganda, gli psicofarmaci o le droghe. Tuttavia trasformare gli esseri umani da animali sociali in atomi disgregati non è semplice. Prima è stata indebolita la fiducia in sé stessi e negli altri, dipingendo il mondo come un luogo minaccioso nel quale sentirsi sempre in pericolo, poi sono stati introdotti dei surrogati, qualcosa che sostituisse il rapporto con le altre persone e con ciò che ci circonda. E per chi nonostante tutto sentisse montare dentro l’ansia, la rabbia, la paura, lo stress, la noia o la disperazione per una vita piatta e priva di attrattiva, ci sono farmaci e droghe in abbondanza.
Una caratteristica umana a cui in particolare è stata dichiarata una guerra feroce è l’egoismo. Per funzionare bene come ingranaggio infatti una persona deve desiderare il bene comune, da anteporre a qualsiasi interesse personale. È necessario sacrificare i propri desideri e le proprie aspirazioni al bene superiore della società, in modo che questa possa prosperare. Essere definiti egoisti è infatti ritenuto generalmente offensivo e difficilmente le persone ammettono anche davanti a sé stesse di desiderare qualcosa solo per sé stesse.
Uno dei punti principali dell’efficienza è che essa richiede ordine, che viene imposto attraverso regole e leggi. Ma che valore possono avere regole e leggi se non vengono rispettate? È quindi indispensabile per la società tecnologica assicurarsi che le leggi che essa emana vengano osservate. Dobbiamo perciò aspettarci che progredendo essa diminuisca gradualmente la tolleranza nei confronti di ogni forma di illegalità e di devianza, mettendo in campo strumenti di controllo e repressione sempre più efficaci. Tuttavia questi strumenti per poter essere impiegati hanno bisogno di essere accettati dalla gente, ed a questo riguardo si sta opportunamente diffondendo una vera e propria ideologia della legalità, che ha trasformato le persone in onesti cittadini, forcaioli e spietati ne condannare qualunque tipo di reato.
Del resto in un mondo percepito come ostile e pericoloso le leggi, le regole e le restrizioni cessano di essere viste come limitazioni alla propria libertà e diventano sicure recinzioni all’interno delle quali sentirsi protetti.
Se dunque la tecnologia è anche e soprattutto un ordinamento sociale basato sull’ideologia dell’efficienza, e quindi dell’ordine e della legalità, potrebbe essere utile sviluppare e incentivare la contro-ideologia dell’illegalità. Da un lato supportare i contesti in cui le persone infrangono la legge, dall’altro contrastare le tesi legalitarie e cittadiniste che sempre più vanno prendendo piede, giustificando il crimine davanti alla gente, dimostrando che legalità non è sinonimo di giustizia ma negazione di libertà, con l’obiettivo di dissipare l’alone di tabù e di rifiuto che nell’epoca del lagalitarismo circonda qualsiasi attività che vada contro la legge.
Gettare, nei limiti del possibile, i semi del caos e dell’egoismo laddove dovrebbero regnare ordine ed abnegazione nei confronti del bene collettivo.
Infatti l’illegalità, e nello specifico quel tipo di illegalità che esula dall’ambito militante o politico, quel tipo di illegalità che scaturisce da un desiderio egoista di soddisfare le proprie necessità ed i propri capricci materiali, prima ancora di rappresentare una sfida all’ordine costituito ed alle sue regole è una messa in discussione della supremazia del bene collettivo sugli interessi personali.
Chi delinque è incompatibile con una società tesa all’efficienza proprio perché il criminale mette il proprio interesse al di sopra di quello della società.
Inoltre infrangere la legge taglia molti dei fili che normalmente ci legano: istruiti fin da piccoli a determinati schemi di comportamento, spesso incapaci di infrangerli più per la forza d’inerzia dell’abitudine e per la profondità con cui essi sono radicati in noi che per la reale paura delle ritorsioni legali, vederli cadere potrebbe aprirci gli occhi sulle infinite possibilità di interazione con la realtà che ci circonda.
Questo ovviamente non vuol dire che tutto ciò che è illegale sia per questo condivisibile o anche solo accettabile, anche perché nell’illegalità possono comunque replicarsi schemi autoritari o di dominio non dissimili da quelli che caratterizzano questa società, tuttavia l’illegalità, rappresentando un margine al di fuori del controllo totalitario che la società tecnologica aspira ad esercitare su ogni individuo ed ogni sua azione come su ogni risorsa, specialmente economica, è per essa una spina nel fianco, anche perché rappresenta una riserva di valori che la società tecnologica vorrebbe annientare, come il coraggio, la refrattarietà alla disciplina, la capacità di provvedere alle proprie necessità e via dicendo.
Non si abbatterà la società tecnologica praticando il crimine o spingendo le persone a delinquere, ma è certo uno strumento che crea smagliature nelle reti dell’ordine e del totalitarismo tecnologico, utile per sottrarre terreno all’ideologia dell’efficienza che si sta facendo strada nelle persone e nella società in generale lasciando dentro di noi solo aridi deserti di diritti e doveri.

Anonimo, Progresso e illegalità, in «Croce Nera Anarchica», n. 0, aprile 2014.